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Enti pronti ad alzare i contributi

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Giovedí 24 Marzo 2011

PAGINA A CURA DI
Laura Cavestri
Federica Micardi
Se il calcolo contributivo delle pensioni vuole riuscire ad assicurare, su un piatto della bilancia, importi previdenziali adeguati per i professionisti, sull'altro deve per forza pesare proporzionalmente un aumento di tutte le leve contributive. Martedì, in commissione Lavoro del Senato, è stato approvato il disegno di legge "Lo Presti", che dà la possibilità di aumentare sino al 5% il contributo integrativo e consente di destinarne una quota sui montanti individuali. Il Ddl, che sembra avere ormai la strada spianata per l'ultimo passaggio alla Camera, sarà un grimaldello con il quale gli enti previdenziali che calcolano gli assegni con il contributivo saranno sì liberi di arricchire i montanti degli iscritti ma senza rinunciare ad elevare, con maggiore o minore gradualità, anche il contributo soggettivo sulla base del reddito dichiarato.
Sulle spalle di cittadini, famiglie e imprese peseranno l'incremento dell'integrativo, pagato dal cliente in parcella, ma anche il probabile aumento della voce soggettiva tramite un ritocco al rialzo dei compensi richiesti. Perché su 40 anni di vita lavorativa versare il minimo del 12% attuale (10% di quota soggettiva oltre al 2% di integrativa) o superare il 20% può fare la differenza nella misura della pensione in rapporto all'ultimo reddito dichiarato.
Una simulazione per capire quale potrebbe essere l'impatto della misura contenuta nel Ddl Lo Presti è stata formulata in relazione ai dottori commercialisti (si veda il grafico). Sebbene le variabili specifiche di ogni professione possano giocare un ruolo significativo sugli esiti dei calcoli, i risultati sono paradigmatici di quello che potrebbe essere l'andamento generale.
Per esempio, un commercialista "medio", che ha iniziato a lavorare nel 2004 e quindi, dopo 40 anni, avrà solo una pensione contributiva e che versa il 10% di contributo soggettivo, senza beneficiare di una quota di integrativo, avrà un assegno di appena il 25% rispetto all'ultimo reddito dichiarato. Il tasso di sostituzione lievita progressivamente con il crescere della quota soggettiva e supera il 50% se a questa si accompagna una quota del 2% di contributo integrativo destinato ad arricchire la posizione individuale. «Il Ddl Lo Presti – ha spiegato il presidente della Cassa commercialisti, Walter Anedda – disegna la cornice normativa per l'accoglimento, da parte dei ministeri, di una nostra delibera tuttora sospesa. Si tratta di un meccanismo "premiante" che accrediterà la metà del contributo integrativo (il 2% dell'attuale 4) in misura maggiore ai più giovani che versano anche un'aliquota soggettiva elevata (sino al 17 per cento). Con un coefficiente di conversione via via minore all'abbassarsi del soggettivo versato, fino ad azzerarsi».
Anche Paolo Saltarelli, presidente della Cassa ragionieri, spera di riproporre una delibera bocciata da ministeri e Tar per una carenza legislativa che il Ddl Lo Presti potrebbe colmare: «Puntiamo – ha detto – a redistribuire una quota del contributo integrativo solo sui montanti di tutti gli iscritti alla Cassa a partire dal 1° gennaio 2004». Plaudono al Ddl Lo Presti i commercialisti di Aidc e i giovani dell'Unione.
«Motiveremo – ha sottolineato Mario Schiavon, presidente della Cassa infermieri – un aumento dell'integrativo al 3% (di cui due terzi da destinare ai montanti) portando il contributo soggettivo obbligatorio dal 10 al 12».
Il raddoppio al 4% pensato da Eppi, ha spiegato il presidente Florio Bendinelli, «non potrà non finanziare anche le nostre iniziative di assistenza. I ministeri hanno sempre esortato a legare all'1% di incremento del contributo integrativo almeno un 2% di crescita del soggettivo. Cercheremo, con gradualità, di rispettare questa linea». Diversa l'opinione di Arcangelo Pirrello (Pluricategoriale) per il quale «le difficoltà economiche dei molti giovani iscritti rendono difficile un incremento significativo della quota soggettiva».
Il tutto, preoccupa l'Adiconsum. Per il responsabile, Pietro Giordano, «si scarica sulla collettività la scarsa volontà delle Casse di arrivare a livelli contributivi neppure lontanamente paragonabili a quelli dei dipendenti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lo scenario

IL GRAFICO. Il rapporto tra pensione e ultimo reddito percepito a seconda del contributo soggettivo versato. L'ipotesi riguarda un commercialista che ha iniziato a lavorare nel 2004 e va in pensione dopo 40 anni.
L'effetto integrativo. Le ultime quattro canne considerano il montante accumulato formato dal contributo soggettivo (14% e 17%) e da parte del contributo integrativo. Nel nostro esempio consideriamo gli effetti sulla pensione dell'aggiunta di parte del contributo integrativo sul montante individuale, e cioè dell'1 e del 2% per chi versa il 17% di contributo soggettivo. Il rapporto tra pensione e reddito (tasso di sostituzione) cresce sensibilmente.
Il sistema premiante. I dottori commercialisti hanno ipotizzato un sistema premiante che favorisce chi versa l'aliquota soggettiva massima. Nella nostra ipotesi viene riversato sul montate un quarto o la metà del contributo integrativo (1 e 2%) a chi versa un contributo soggettivo pari al 17%. Viene quindi stabilito un coefficiente di conversione che diminuisce all'abbassarsi del contributo soggettivo versato fino ad azzerarsi. Per esempio, chi versa un soggettivo pari al 14% avrà riversato sul montante individuale il 57,14% dell'integrativo considerato (1 e 2%).
  CONTINUA ...»

Giovedí 24 Marzo 2011
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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